CITTA' ETRUSCA DI MARZABOTTO
Marzabotto (Kainua) rappresenta una delle più importanti realtà archeologiche della Regione Emilia Romagna per quanto riguarda l’epoca etrusca infatti era una florida città carovaniera, posta al centro del sistema commerciale che collegava il porto di Spina, la capitale dell’Etruria Padana (Bologna) e l’Etruria Tirrenica.
La città etrusca di Marzabotto è stata per anni nota come Misa, derivante dal toponimo Misano o Misanello del pianoro su cui sorge. Il recente rinvenimento di un’iscrizione sotto una ciotola rituale in bucchero ha consentito di riconoscere in questa città l’etrusca Kainua, il cui significato potrebbe essere “città nuova”
Fondo di coppa con iscrizione …]ni kainuaθi k[…(apografo)
La città etrusca di Pian di Misano, con il suo impianto urbano rigorosamente ortogonale, è stata considerata come una fondazione quasi di tipo coloniale ma orientata astronomicamente secondo l’etrusca disciplina, frutto di una riorganizzazione insediativa della valle del Reno, avvenuta probabilmente sotto l’egida del centro etrusco padano di Felsina verso la fine del VI sec. a.C.
Suddivisa in otto isolati regolari, da quattro strade principali di singolare ampiezza, nei quali le case di abitazione compongono i vani attorno a cortili aperti con pozzo centrale, sembra comprendere nella sua parte più settentrionale le aree pubbliche più importanti, di destinazione sacra, che si concentrano soprattutto in una piccola acropoli.
Partendo dai resti della porta settentrionale della città si procede per la cosiddetta “plateia A” che fiancheggia il grande tempio a pianta greca (tempio dedicato al dio Tinia di seguito descritto, attualmente in corso di scavo) sulla quale si affacciano la fornace relativa al tempio e numerose case di abitazione.

Area urbana: foto aerea dell’abitato (plateia A, a destra restauro casa 6)
Su questa altura nel corso del V sec. a.C. si sviluppa un processo di monumentalizzazione: vengono costruiti almeno cinque edifici, templi e altari che testimoniano lo sviluppo del centro e della sua cultura architettonica. Di particolare interesse appaiono sia i resti della abitazioni private, che attestano una fase importante nel processo di formazione della casa urbana centro-italica, sia le ricche necropoli scavate nel secolo scorso.
Agli inizi del IV sec. a.C. si registra una cesura, collegata all’occupazione gallica della regione, con una forte contrazione dell’insediamento, ancora frequentato, comunque, ma da popolazioni di cultura celtica. Con la conquista romana del territorio controllato dai Boi, a Marzabotto scompare qualsiasi traccia di frequentazione e si codifica l’abbandono del sito, riutilizzato in maniera discontinua e sporadica da impianti rurali forse di prima età imperiale.
Le aree di scavo fruibili comprendono parte dell’ampia rete stradale antica, d’impianto ortogonale, e le strutture insediative; sull’acropoli si possono visitare i resti dei basamenti di cinque edifici monumentali pubblici di destinazione sacra, pertinenti al V sec. a.C.
Il percorso di visita della vasta area (circa 18 ettari) si snoda lungo le antiche ed ampie (larghe ben quindici metri) vie principali.
All’estremità sud orientale del pianoro è dislocato un altro ingresso all’antica città, immediatamente al di fuori del quale si estende la necropoli est caratterizzata da tombe a cassa lapidea sormontate dai caratteristici segnacoli a uovo. Un’altra necropoli, del tutto analoga, è collocata a nord della città e si affaccia su un pittoresco laghetto realizzato secondo il gusto ottocentesco che impronta di sé tutto il parco.
E proprio nella parte più suggestiva del parco, sull’altura di Misanello, i resti di tre templi e di due altari caratterizzano in senso sacro l’acropoli dell’antica città. I resti del cosiddetto santuario fontile messo in luce solo parzialmente ai margini nord orientali del pianoro- rimandano a culti salutari delle acque ed a riti di sanatio con i quali devono, con ogni probabilità, essere messi in rapporto i resti monumentali rinvenuti poco lontano.

L’ingresso orientale della città e, sullo sfondo, la necropoli est
Di recente è stato scoperto un imponente tempio di pianta greca, dedicato al dio Tinia, sommo dio degli Etruschi (al pari di Zeus per i Greci), che occupa un intero isolato prospettante su due delle principali strade urbane.

Area urbana: il Tempio dedicato a Tinia, somma divinità Etrusca corrispondente allo Zeus dei Greci
La posizione dell’edificio è strategica, all’incrocio tra la plateia A, l’asse viario principale sul quale affacciano le abitazioni più prestigiose e le botteghe, e la plateia B che conduceva direttamente sull’acropoli. Il tempio in città era dunque collegato con gli edifici sacri dell’acropoli, rispetto ai quali si trovava sullo stesso allineamento visivo.
Secondo le concezioni cosmologiche etrusche, che ad ogni dio assegnavano una sede celeste in base ad una divisione astronomica, questa era proprio la posizione dedicata a Tinia (a nord/nord-ovest), quasi fosse stata trasposta sulla terra.
Il tempio fu edificato all’interno di un’area delimitata da mura di temenos e aperta a sud con un ingresso monumentale. Alcuni ambienti di servizio e un pozzo/cisterna, funzionali alle pratiche di culto, affiancano l’edificio che ha pianta rettangolare di m. 21, 92 x 35,50, orientata in senso nord-sud.
Si tratta di un periptero, una categoria architettonica che gli Etruschi assunsero dal mondo greco reinterpretandola, documentata anche in alcune città dell’Etruria meridionale e del Lazio (Cerveteri, Pyrgi, Vulci, Satricum, Roma).
Le colonne (ben 22) sono distribuite su un podio, che in origine doveva essere esternamente modanato, seguendo l’allineamento della cella, suddivisa in un pronao in antis, cella e adyton bipartito. Una scalinata centrale, posta a sud, contribuiva a rispettare il principio dell’assialità, peculiare dell’architettura sacra etrusca.
L’edificio è conservato solo al livello delle fondazioni, intercettate in epoca moderna dai lavori agricoli (le fosse per l’alloggiamento della vite). Alcuni frammenti riferibili alla decorazione del tetto lasciano intuire che il tempio fosse ornato con lastre di terracotta a bassorilievo policrome che coprivano la travatura lignea, secondo la consuetudine dell’architettura templare etrusca. Legno e travertino furono i materiali utilizzati per la costruzione.
Sia per le dimensioni, davvero ragguardevoli, sia per l’aspetto metrologico (il piede attico), che per la tipologia architettonica “alla greca” (che rivela una precisa scelta culturale della città), il tempio di Tinia trova i suoi paralleli più vicini nelle principali città dell’Etruria meridionale, dimostrando il pieno inserimento di Marzabotto nei più vitali circuiti di collegamento che attraversavano l’intera Etruria.

Disegno ricostruttivo del temenos del santuario di Tinia (disegno di Paolo Baronio)
La città etrusca ed i relativi scavi sono visitabili mediante un percorso che attraverso i resti degli isolati della città sale fino all’acropoli e si chiude nel suggestivo sepolcreto orientale.
All’interno dell’area archeologica sorge il Museo Nazionale Etrusco “Pompeo Aria” che raccoglie i reperti più significativi provenienti dallo scavo della città, delle sue necropoli e dei suoi luoghi sacri, fra cui spiccano per eccezionalità la testa di Kouros in marmo greco e la statuette votive in bronzo.

Fonti:
– Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo
– Soprintendenza Archeologica dell’Emilia Romagna
– Università degli Studi di Bologna (Alma Mater Studiorum)
– Bologna Welcome srl
– Associazione Turistica Proloco Marzabotto